di Roberto Bernardini. Siamo ormai ben oltre la metà di questa calda estate 2015 che era iniziata con foschi presagi in Europa per l'aggravamento dei già gravi problemi con l'immigrazione.
Tutto sommato siamo sopravvissuti, gli sbarchi sono regolarmente continuati come era prevedibile, la missione EUNAVFORMED dell'Unione Europea è partita - con qualche ritardo il 27 luglio scorso ancorché non a pieno organico - e contribuisce a salvare i naufraghi nel Mediterraneo più che a catturare gli scafisti come sarebbe suo mandato. Alla fine si osserva che queste navi servono solo come traghetti perché oramai vanno a prendere i profughi quasi sotto le coste libiche. Tant’è!
Le polemiche sull'immigrazione in Italia sono sempre attive, e il caldo agostano le ha ben alimentate: accoglienza SI, sempre e comunque, lo dice la Chiesa cattolica, accoglienza NO, quantomeno non per tutti ma solo per i richiedenti asilo in diritto, lo sostengono le opposizioni politiche e via discorrendo.
Nel frattempo però il flusso della “piena migratoria”, avendo trovato qualche intasamento nel Mediterraneo oggi assoggettato ad un maggior controllo da parte delle navi militari, si è spostato sui Balcani. Le isole greche sono state invase, nell’isola di Lesvos sono giunti 54.000 profughi in pochi mesi, siriani, afghani, pakistani, tutti con meta l’Europa, disdegnando la Turchia che sarebbe comunque a due passi.
La Macedonia, anch’essa invasa, vuole mobilitare l'esercito per gestire i profughi in transito. Il sud del Paese sta infatti sopportando una pressione migratoria senza precedenti con passaggi, perché lì nessun profugo si vuole fermare, massicci ed illegali in provenienza dalla Grecia. La Macedonia però è priva di mezzi per gestire un così rilevante arrivo di profughi. Migliaia di uomini, donne e bambini, danno l'assalto ai treni e versano in condizioni disperate soprattutto dal punto di vista igienico sanitario. Servono aiuti internazionali anche lì. Unione europea, Croce Rossa Internazionale, Nazioni Unite, ci siete? Per ora sembra di no.
In sintesi cosa è successo negli ultimi mesi?
Qualcosa che era facilmente prevedibile. Se si volge lo sguardo al passato ci si potrà rendere conto che tutti i flussi migratori che hanno interessato l'Europa nei secoli scorsi si sono comportati alla stessa maniera. Questi flussi seguono le leggi della fisica dei liquidi, si comportano come un fiume in piena che incontrando ostacoli trova vie alternative. I maggiori controlli nel Mediterraneo hanno rappresentato un ostacolo, la chiusura della frontiera tra Serbia e Ungheria con l'inizio della costruzione di un muro di sbarramento, ha imposto ai flussi migratori vie diverse.
Ed allora negli ultimi mesi si è verificato un cambiamento nell'uso delle rotte per raggiungere la loro terra promessa del Nord Europa da parte dei profughi, che hanno rivalutato le difficili vie balcaniche per raggiungere la meta comune.
Non esultiamo però noi Italiani, le coste libiche rimangono sempre una delle basi di partenza più gettonate. Il flusso si è via via spostato, almeno in parte, nel Mediterraneo orientale, precisamente in Turchia, dalle cui coste i profughi - la maggior parte dei quali provengono da Siria, Afghanistan e Iraq - si lanciano verso l'Egeo e le isole greche e anche, per via di terra, attraverso la Bulgaria meridionale per raggiungere la Macedonia dalla quale transitare poi attraverso gli altri paesi balcanici verso il loro Eldorado europeo.
Una riflessione qui si impone. Dopo alcuni anni di immigrazione clandestina verso il Vecchio Continente appare oggi sempre più evidente che le cause di questo flusso migratorio non possono essere ricercate solo nelle guerre e persecuzioni ma piuttosto nella quasi totalità, nelle aspirazioni di vita personale dei migranti che vanno correttamente considerati “immigrati economici”.
Fatte salve alcune eccezioni, in particolare l'Eritrea, ed alcune zone della Siria, in questo momento non esistono Paesi dai quali la gente voglia fuggire solo per questioni politiche o di persecuzione.
Se veramente questi profughi cercassero la salvezza fisica, non avrebbero necessità di raggiungere con mille difficoltà e spesso a rischio della vita l'Europa, ma potrebbero fermarsi in paesi limitrofi ai propri dove queste minacce e persecuzioni non esistono. Ma perché non vanno verso il Sud Africa, ve lo siete chiesto? Tutte le rotte dei migranti vanno verso l'Eldorado Europa quale che sia la loro motivazione iniziale e quali che siano le motivazioni della loro clandestinità che adducono quando vengono identificati.
In questo contesto allora è sempre più necessaria l'applicazione delle regole per l'accoglienza che l'Europa si è già data o di altre che dovrà darsi per adeguarsi alle nuove situazioni..
La nazione più virtuosa da questo punto di vista è ovviamente la Germania che si accredita come modello da seguire per capacità organizzative e senso di responsabilità. Un recente esempio: i militari tedeschi a bordo delle navi impegnate nel Mediterraneo procedono autonomamente alla identificazione ed alla registrazione dei dati dei migranti che salvano dalle acque del “Mare Nostrum”. Questi dati consentiranno probabilmente poi alla Germania di disporre di propria conoscenza individuale su eventuali richiedenti asilo che si presentassero sul suo territorio e che non fossero stati opportunamente già registrati da Italia e Grecia, paesi dove loro oggi li accompagnano dopo il salvataggio in mare. Furbizia, no solo organizzazione. Sfiducia nei Paesi del Sud, probabilmente anche.
Un altro esempio di quanti infiltrati non aventi diritto ci sono tra i profughi è offerto dal recente sbarco a Catania di 116 cittadini marocchini salvati sui barconi e che, per la loro nazionalità, ovviamente non possono in nessun modo aspirare allo status di rifugiati. Immigrati economici senza visto di ingresso, quindi, che per questo dovranno essere rimpatriati dopo una sosta al CIE di Trapani, subito anche per dare un segnale di nuova fermezza da parte del nostro Paese. Se ne sente davvero il bisogno.
Per concludere con i fatti di casa nostra, a margine di tutto ciò il nostro governo ha rivisto le quote per la ripartizione dei migranti nelle varie regioni.
Ovviamente sono sorte subito polemiche perché questa volta le regioni del Nord sono chiamate a sopportare una maggior quantità di invii. Ovviamente tutto questo è stato percepito come una punizione delle regioni leghiste del Nord da parte del governo.
Ci ricadiamo sempre ma questo fa parte del clima di continua campagna elettorale che purtroppo il nostro Paese registra permanentemente ed al quale ci siamo malauguratamente assuefatti.
Problema sempre scottante quindi in Italia e nel resto dell'Europa quello dell'immigrazione che non potrà trovare nessuna soluzione nel breve termine e che dovrà quindi essere gestito in attesa che le istituzioni internazionali deputate, l'Onu e l'Unione Europea, riescano a risolvere i problemi nel vulcano libico.
Una soluzione per questa crisi non può più attendere anche perché noi come Paese, e qui un pacato campanilismo non guasta, dobbiamo tutelare anche i nostri interessi: stiamo infatti pagando il conto più salato di tutti i partner europei per la destabilizzazione in Libia, che l’Italia certo non auspicava, e per il conseguente incremento dei flussi migratori.