di Norman Zoia
Pollack & Pollock. Parafrasando il noto film, del primo, sulla massacrante maratona di ballo e rifacendoci anche un po' agli sgocciolii che il secondo così bene dirigeva verso la tela...
...non altrettanto bene possiamo dire di questa continua e ormai indistinta colata sonora. Senza un guizzo. E senza pagare dazio! Bar, studi medici, centri commerciali, stazioni radio, pagine web... Un pezzo via l'altro, quasi sempre un'unica, interminabile, ripetitiva playlist. Un brusio circolare, come se in una canzone o in una suite non ci fossero gli staccati, le pause, i silenzi. Vi è più musica in giro nel quotidiano che in un Musical a teatro, dove almeno ogni tanto lampeggia del buon vecchio parlato. Un'omologazione che intacca purtroppo l'universale disciplina con spiacevole valore sottratto. Ricordo che ai tempi delle prime emittenti private (non sempre libere), come del resto in Rai e nei dopo-concerto, si usava compilare il borderò a beneficio di autori ed editori, coloro cioè che quel particolare brano lo avevano composto, scritto, sofferto, sostenuto. Ma quasi subito la cosa è slittata via, alquanto ridimensionata, fino al disastroso precipizio dei giorni nostri. La musica è un bene comune, sì. Come lo è il pane. Lo si dovrà quindi pur ricompensare il sudore del contadino, del mugnaio, del fornaio, del rivenditore! La considerazione viene spontanea: povera Euterpe (qui in una rielaborazione mentre soffia sul flauto che, per altro, sovente era doppio)!. Se analizziamo etimologicamente la parola musica, ci accorgiamo che contiene la radice delle stesse muse. E in fondo tutte la rappresentano. Non solo la poesia lirica e l'arte melica, pure quella mimica. Poi la danza, la commedia, la tragedia, la storia, l'astronomia e - dulcis in fundo o in cauda venenum - ancora la poesia... amorosa. Non è un caso perciò che siano nate e nascano in ogni tempo e in ogni parte del mondo delle meravigliose love songs. La Musica mantiene giovani. Manteniamo la Musica!