di Gian Pietro Bontempi
Se chiedete a un lavoratore se guadagna de più oggi o dieci anni fa, vi risponderà che negli ultimi anni il valore del suo salario è progressivamente diminuito.
Dopo l’introduzione della moneta unica europea abbiamo assistito a un vertiginoso aumento dei prezzi di beni e servizi. Con l’euro in partenza valutato mille lire (e non 1.936 lire), i prezzi sono poi progressivamente lievitati del quattrocento per cento. Questo fatto non preoccupò minimamente la pubblica amministrazione che avrebbe dovuto impedire aumenti ingiustificati. E’ ovvio che i rialzi dei prezzi favorivano un maggior gettito delle imposte e dell’iva. Così, lo Stato guadagnava quattro volte di più, e tutto sulla pelle delle persone. Un gioco subdolo e pericoloso che ha progressivamente impoverito i lavoratori a salario fisso, pagati sempre in base alla vecchie lire. Questi lavoratori venivano beffati nuovamente all’inizio dell’anno, quando i loro salari subivano “adeguamenti” alla cosiddetta inflazione (valutata per difetto) allo 0,50 – 1,00% . Una burla che non copriva nemmeno in parte, il reale aumento dei prezzi.
La caduta del valore dei salari ha dato inizio alla crisi dei consumi: i consumatori limitavano le compere e qualcuno non aveva proprio i soldi per fare nuovi acquisti.
I lavoratori sottopagati hanno così involontariamente scatenato la crisi dell’industria e del commercio. Migliaia delle aziende hanno smesso di produrre, migliaia di attività economiche hanno chiuso i battenti.
L’attuale disoccupazione è il risultato di questo dissennato progetto di economia politica; una politica che vive alla giornata, senza nuovi programmi economici, senza riforme delle istituzioni, senza incentivi allo sviluppo.
Del resto, la “grande Europa” dei burocrati e dei loro amici banchieri, si preoccupa di più dei bilanci degli singoli Stati che dei bilanci economici delle famiglie. Così, l’Europa sul cammino di una decadenza senza precedenti, si vede superare da Cina, India e Brasile. Paesi che hanno seguito politiche più liberali e più sociali, incentivando le economie e concedendo ai loro cittadini migliori condizioni di vita.
Gian Pietro Bontempi