A nemmeno una settimana dalla conclusione della 67. Mostra del Cinema di Venezia il ministro Sandro Bondi si scaglia contro i verdetti della giuria presideduta da Quentin Tarantino e annuncia:
«Ferma restando l’autonomia della Fondazione Biennale, siccome i finanziamenti sono dello Stato, d’ora in avanti intendo mettere becco anche in queste scelte, a nome del popolo che il governo rappresenta».
Il ministro dei Beni culturali è durissimo soprattuto col regista italoamericano accusato di essere "l'espressione di una cultura elitaria, relativista e snobistica". Bondi è poco tenero anche con il direttore della Mostra, Marco Muller, giunto già al settimo mandato: "una persona schematica, cieca al punto di non privilegiare talenti e novità sotto gli occhi di tutti". Certo se per "talenti e novità sotto gli occhi di tutti" Bondi intende i film dei vari Saverio Costanzo, Celestini, Mazzacurati e Martone che al Lido hanno fatto più sbadigliare e attirare le critiche di pubblico e addetti ai lavori, l'accusa è ingiustificata.
La giuria ha premiato col Leone d'oro il film Somewhere di Sofia Coppola che, se non era un capolavoro, era il meno peggio in concorso, tanto che ha trovato il consenso unanime dei giurati.
L'impressione è che il ministro Bondi abbia sbagliato bersaglio perchè se i quattro film italiani in concorso non hanno ottenuto alcun premio e il cinema nostrano non vince da 12 anni il Leone d'oro la responsabilità non si può attribuire alle giurie ma a una progressiva e costante decadenza dello stesso. Ergo quello che i vari Tarantino e pubblico si aspettano è più qualità e magari meno aiuti pubblici ai film con i soliti Abatantuono, Silvio Orlando e Co, che nel 2007 lo stesso Tarantino stroncò perchè " tutti uguali, non fanno che parlare di: ragazzo che cresce, ragazza che cresce, coppia in crisi, genitori, vacanze per minorati mentali.
Ricordiamo infine la composizione completa della giuria della Mostra appena conclusa: Quentin Tarantino (Presidente), Gabriele Salvatores (regista italiano), Luca Guadagnino (regista italiano), Guillermo Arriaga (regista e sceneggiatore americano), Ingeborga Dapknait (attrice lituana), Danny Elfman (compositore americano), Arnaud Desplechin (regista e sceneggiatore francese). Personalità talmente diverse per gusti cinematografici e cultura che difficilmente possono essere accusati di elitarismo e snobismo, specie proprio Tarantino, da sempre cultore di un filone bistrattato di cinema italiano, comico-poliziesco-horror, che è tutto tranne che snob.
A.C.