di Norman Zoia
Un volto e un talento per raccontare quei giorni brillanti o neorealisti della nostra diva più celebrata nel mondo. Una rilettura di Sophia con le giuste corde. Non solo. Riproporre per esempio la Mangano di Riso amaro? Eleonora Ivone sarebbe perfetta.
L'abbiamo vista, ragazza, illuminare una pellicola con Sassanelli, quella su due fratelli (passateci il bisticcio in stile rhythm & poetry). L'abbiamo ammirata, nelle vesti di mamma, ne Il Campione e la Miss (proprio per la regia di Angelo Longoni, suo compagno nella vita). Dove le bastava un minimo tocco espressivo per surclassare la pur brava - non ce ne voglia - Martina Stella. Ecco poi che in queste notti la rivediamo grazie alle repliche su Rai 2, impeccabile e radiosa anche quando imbronciata, con De Caro in una storia all'ultimo rigore. Si parla di calcio e doping, ci pensa però lei a metterci lampi di magnesio. L'abbiamo altresì guardata sfilare per Valentino o Blu Marine. Respirare la polvere del palcoscenico e le note dei Pink Floyd insieme a Ettore Bassi per Fontanone Estate. Insomma l'abbiamo sentita crescere come attrice e come donna, senza per altro perdere quell'aria sbarazzina e quel phisique du rock'n'roll di special model. Il taglio del naso e gli zigomi naturalmente alti già disegnano una linea ideale che ben vedremmo valutata e salutata quale depositaria di un signor linguaggio cinematografico per riconsegnarci al meglio non solo la Loren, magari anche Silvana Mangano (vi è di partenza una certa somiglianza). La direzione di Longoni saprebbe tornare sul pezzo come nessun altro. Adesso, bando al condizionale, ci vuole una produzione come gli dèi comandano. E dato che manca quasi solo un soffio (sulla sua torta) ormai... cara Eleonora allora: happy birthnight & day!