Clientelismo, assistenzialismo pappone e l’asse politico Roma-Milano alla base del sopruso italiano contro il Rugby Veneto. Prima di essere cancellati, cominciamo a tutelarci da soli i nostri interessi, senza più deleghe.
Stefano Bordon, rodigino ex allenatore dell’Olympic Roma, con unespostopresentato ieri alla procura della FIR, svela il malaffare del rugby italiano. Da tale esposto (e dallalettera emblematica allegata) si evincono anche le motivazioni alla base della decisione di escludere il Veneto dalla Celtic League, decretandone la morte economica. A meno che i Veneti non decidano di dare vita a una propria federazione da subito, arrestando l’emorragia di risorse venete rubate dal rugby tricolore avido e parassitario.
La documentazione alla base dell’esposto di Bordon e del suo avvocato Francesco Zarbo mette bene in luce come l’Olympic Roma sia il perno della franchigia dei Pretoriani e l’incosistenza finanziario-organizzativa di quest’ultima che non avrebbe nemmeno potuto candidarsi alla Celtic League.
Bordon pone anche bene in evidenza l’intreccio politico-affaristico tra i Pretoriani e la politica italiana, nella peggiore tradizione del clientelismo parassitario romano. Alla base dell’accettazione della candidatura di Roma e della scelta anti-veneta della FIR ci sarebbe infatti un appoggio bipartisan di tutte le principali forze politiche e istituzionali di Roma e del Lazio, con tanto di promessa di soldi pubblici a sostegno della candidatura dei Pretoriani.
Bordon pone anche bene in evidenza l’intreccio politico-affaristico tra i Pretoriani e la politica italiana, nella peggiore tradizione del clientelismo parassitario romano. Alla base dell’accettazione della candidatura di Roma e della scelta anti-veneta della FIR ci sarebbe infatti un appoggio bipartisan di tutte le principali forze politiche e istituzionali di Roma e del Lazio, con tanto di promessa di soldi pubblici a sostegno della candidatura dei Pretoriani.
Soldi pubblici – ricordiamolo – che ben trovano alimento in quei vergognosi 500 milioni di euro (di cui molti di provenienza veneta) che ogni anno lo stato italiano regala a Roma a sostegno delle sue inefficienze, sprechi e politiche di assistenzialismo d’accatto, quando non di vere e proprie speculazioni come in questo brutto caso.
A cementare la scelta romana, c’è poi ricordiamolo, la decisione della lega nord lombarda di appoggiare gli Aironi del Po di Viadana, squadra ben più autenticamente padana e ortodossa all’ideologia leghista della banda di Varese rispetto ai Veneti, troppo orgogliosi delle proprie tradizioni e identità. Ricordiamoci che noi veneti abbiamo pur sempre 3.500 anni di storia e che sappiamo giocare a rugby meglio degli italiani.
Ecco allora che sull’asse Milano-Roma si compie il sacrificio del nostro movimento rugbystico.
Come fare allora per venirne fuori?
La soluzione l’abbiamo già data: maturare la consapevolezza che il rugby siamo noi, non loro che vivono della nostra luce riflessa e del furto delle nostre risorse sportive, organizzative, umane e di amore.
Ovvio che le società non sono preparate immediatamente al salto, che pure è diventato urgente pena la morte del movimento veneto. Allora il suggerimento, se non si ha il coraggio del grande passo, è di creare la squadra rappresentativa del Rugby Veneto e iniziare una politica veneta indipendente di relazioni con i board internazionali per organizzare dei test match all’estero e in Veneto. Il nome della squadra c’è già, i Dogi.
Ecco allora che sull’asse Milano-Roma si compie il sacrificio del nostro movimento rugbystico.
Come fare allora per venirne fuori?
La soluzione l’abbiamo già data: maturare la consapevolezza che il rugby siamo noi, non loro che vivono della nostra luce riflessa e del furto delle nostre risorse sportive, organizzative, umane e di amore.
Ovvio che le società non sono preparate immediatamente al salto, che pure è diventato urgente pena la morte del movimento veneto. Allora il suggerimento, se non si ha il coraggio del grande passo, è di creare la squadra rappresentativa del Rugby Veneto e iniziare una politica veneta indipendente di relazioni con i board internazionali per organizzare dei test match all’estero e in Veneto. Il nome della squadra c’è già, i Dogi.
Ecco allora che la Venetia del rugby dimostrerà al mondo la propria forza e da lì potremo ricostruire la base autentica del nostro movimento rugbystico veneto.
Forse è solo un sogno di mezza estate? Potrà anche essere, ma giunti a questo punto è anche e soprattutto una necessità improrogabile, prima di venire risucchiati e diluiti nel rugby italiano del malaffare.