di Gian Pietro Bontempi. L'ex Direttore Marketing del Banco do Brasil Henrique Pizzolato in carcere a Modena, in queste ore si sta consegnando alle autorità brasiliane.
Si prevede che domani venerdì, arriverà all’ aeroporto di Guarulhos in Brasile.
Condannato a 12 anni e sette mesi, dovrà viaggiare scortato dalla polizia federale fino a Brasilia. Qui, dopo essere sottoposto alla visita medica presso l'Istituto Medico-legale, sarà trasferito al complesso penitenziario di Popuda.
Ha così termine la vicenda, che ha avuto inizio nel febbraio del 2014, quando Pizzolato è stato catturato da polizia italiana a Maranello, dove si trovava con i parenti. Alla fine del 2013, il Tribunale federale (STF) lo aveva condannato per appropriazione indebita, corruzione e riciclaggio di denaro.
Era poi fuggito in Italia con un passaporto falso a nome del fratello morto qualche anno prima, e era riuscito ad affittare una villa a picco sul mare nella città di Porto Venere, sulla costa ligure.
Nel mese di ottobre 2014, la Corte d'Appello di Bologna ha negato la sua estradizione.
Ma più tardi, la Corte di Cassazione a Roma e il Ministero della Giustizia, hanno confermato l'espulsione dell'ex Amministratore Marketing del Banco do Brasil. Altre azioni legali sono state presentate alla Corte Europea dei diritti dell'uomo, ma tutti i casi sono stati respinti.
La difesa italiana ha sostenuto che le carceri del Brasile non erano in grado di mantenere l'integrità fisica del condannato; appello inoltrato anche dai senatori italiani Luigi Manconi e Cecilia Guerra, ma queste azioni non hanno avuto alcun esito.
Pizzolato è accusato anche di aver finanziato illegalmente personaggi della politica nel contesto della tangentopoli brasiliana (Mensalão), creando un profondo deficit in bilancio che ha avuto gravi ripercussioni nella rivalutazione annuale di salari e pensioni.
Condannato a 12 anni e sette mesi, dovrà viaggiare scortato dalla polizia federale fino a Brasilia. Qui, dopo essere sottoposto alla visita medica presso l'Istituto Medico-legale, sarà trasferito al complesso penitenziario di Popuda.
Ha così termine la vicenda, che ha avuto inizio nel febbraio del 2014, quando Pizzolato è stato catturato da polizia italiana a Maranello, dove si trovava con i parenti. Alla fine del 2013, il Tribunale federale (STF) lo aveva condannato per appropriazione indebita, corruzione e riciclaggio di denaro.
Era poi fuggito in Italia con un passaporto falso a nome del fratello morto qualche anno prima, e era riuscito ad affittare una villa a picco sul mare nella città di Porto Venere, sulla costa ligure.
Nel mese di ottobre 2014, la Corte d'Appello di Bologna ha negato la sua estradizione.
Ma più tardi, la Corte di Cassazione a Roma e il Ministero della Giustizia, hanno confermato l'espulsione dell'ex Amministratore Marketing del Banco do Brasil. Altre azioni legali sono state presentate alla Corte Europea dei diritti dell'uomo, ma tutti i casi sono stati respinti.
La difesa italiana ha sostenuto che le carceri del Brasile non erano in grado di mantenere l'integrità fisica del condannato; appello inoltrato anche dai senatori italiani Luigi Manconi e Cecilia Guerra, ma queste azioni non hanno avuto alcun esito.
Pizzolato è accusato anche di aver finanziato illegalmente personaggi della politica nel contesto della tangentopoli brasiliana (Mensalão), creando un profondo deficit in bilancio che ha avuto gravi ripercussioni nella rivalutazione annuale di salari e pensioni.
Gian Pietro Bontempi – Corrispondente da Brasília _